L’archivio Rota-Benedetti costituisce uno dei fondi privati più importanti che si conservino in Istria, le cui fonti datano dal XVI secolo agli inizi del XX secolo.
Le origini del casato ebbero inizio con la figura di Simone I Rota, originario di Bergamo, il quale nel gennaio 1548 acquistò il castello e il feudo di Momiano dalla famiglia Raunicher. Nel 1552 Simone I acquisì dai conti Bratti di Capodistria anche il feudo di Sipar, ovvero una vasta zona nel territorio limitrofo a Salvore. Nel Seicento, dai pronipoti di Simone I, vennero a delinearsi due rami: quello di Momiano, nella figura di Orazio III, e quello di Pirano, iniziato da Giovanni Paolo. La conservazione e la raccolta di questo archivio si deve al discendente del ramo piranese, il conte Stefano Rota (1824-1916), erudito poliedrico che operò tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi del Novecento. Oltre agli interessi legati alla storia, alla musica e alle traduzioni dal latino, Stefano ricoprì l’incarico di direttore e curatore dell’archivio municipale e della biblioteca civica di Pirano, ruolo che gli permise di ampliare e d’indagare la documentazione riguardante i conti Rota. Il fondo familiare, dopo la morte del conte Stefano, venne ereditato dalla figlia Maria, sposata con il capitano di lungo corso Giuseppe Benedetti, da cui il nome del fondo.
Nell’archivio privato Rota-Benedetti si conservano non solo documenti riguardanti la sfera patrimoniale della famiglia, sia del ramo momianese sia soprattutto di quello piranese, e successivamente anche di famiglie veneziane con loro imparentate (come contratti di matrimonio, testamenti, eredità, cause, compravendite, contratti d’affitto e di altra natura), ma pure importanti testimonianze legate all’amministrazione e agli aspetti demografici nonché economici dei territori di Momiano, del Salvorino e del Piranese. La parte più recente del fondo è invece costituita dalla corrispondenza e dai manoscritti redatti dal conte Stefano Rota.