Il 10 aprile 2015, nella sede della Comunità degli Italiani è stato presentato a Momiano il volume Il capitolare di Momiano alla presenza dell’autore. Qui un resoconto della serata.
Ivan Milotić, valente giurista e docente universitario presso la Facoltà di Giurisprudenza di Zagabria, dedica il suo nuovo libro al Capitolare di Momiano, affrontando l’arduo compito della sua completa analisi sia da un punto di vista storico-giuridico sia da quello socio-economico.
Il libro è stato presentato venerdì sera presso la Comunità degli Italiani di Momiano. Ne hanno parlato lo stesso Autore, la redattrice e traduttrice del testo in lingua italiana – Lorella Limoncin Toth (Soprintendente ai Beni Culturali della Regione Istriana) e Denis Visintin, direttore del Museo Civico di Pisino. Il numeroso pubblico ha seguito con interesse gli interventi, accompagnati dal Coro della CI di Momiano, che hanno presentato la storia del territorio in epoca medievale. Il libro è stato pubblicato con il contributo finanziario della Città di Buie e dell’Assessorato alla Cultura della Regione Istriana. Il sindaco di Buie, Edi Andreašić e l’Assessore della Regione Istria, Vladimir Torbica, lodando l’iniziativa hanno confermato la continuazione dei progetti relativi a importanti interventi conservativi che verranno effettuati a breve proprio sul Castello momianese di cui molto si parla proprio nel libro appena pubblicato.
Ivan Milotić (1982), nativo di Pisino, è docente al Dipartimento di diritto romano alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Zagabria. È autore di numerosi libri e articoli i cui argomenti spaziano dal diritto romano a quello civile e canonico, dalla storia della Chiesa alla storia dell’Istria e dei suoi insediamenti. Svolge ricerche archivistiche sul campo esplorando la storia delle parrocchie e degli archivi parrocchiali della diocesi di Parenzo e Pola. È uno dei maggiori esperti della storia istriana in epoca antica, delle strade e dell’eredità romana in Croazia.
L’agro momianese presenta una lunga storia che ci riporta ai primi abitanti del territorio: questi vivevano nelle caverne, nei castellieri e nei successivi insediamenti che si svilupparono fino al sorgere del suo castello. Al pari della realtà peninsulare, il territorio disponeva di alcune Signorie immunitarie di tipo feudale, rimaste in vita fino alla metà del XIX secolo. Primeggiava in questo contesto il Castello di Momiano, che fu innanzitutto di proprietà dell’omonima Signoria di Momiano (salvo un breve periodo di appartenenza a Federico Pramperg ed ai conti di Gorizia) e quindi dei Raunicher, infine dei bergamaschi conti Rota.
Non è possibile ricostruire la storia di un dato territorio, con i suoi rapporti sociali, economici, materiali, signorili, i rapporti di proprietà e quelli produttivi, senza conoscerne i fondamenti basilari su cui si basava il suo funzionamento in determinati periodi storici. Per esaminare e comprendere meglio le condizioni sia momianesi sia peninsulari in epoca feudale, occorre esaminare la vasta serie di documenti archivistici del periodo, noti come urbari, catastici, regesti delle terre feudali, inventari, statuti, leggi, ecc., che ci offrono tutta una serie di cognizioni di carattere giuridico, organizzativo, economico, sociale, patrimoniale, statistico, giuridico, geografico e culturale.
Nel corso del Basso Medio evo si definì l’elaborazione dei cosiddetti libri iurium: iniziò allora nelle città comunali l’epoca della redazione scritta dei provvedimenti di legge. Il prodotto più significativo e diffuso era lo statuto, ossia una serie di normative, strutturate in capitulum o rubrica, riunite in uno o più libri codificati. Anche le comunità di villaggio e di castello, le associazioni e le istituzioni ebbero propri statuti, seppur ridotti, che si presentavano come un insieme di capitula che regolavano le materie d’interesse della comunità: uffici comunali, materia civile e penale, danneggiamenti agricoli, extraordinaria, ecc. Spesso queste normative rurali recepivano le disposizioni legali dell’autorità dominante.
Il Capitolare di Momiano si presentava come una codificazione del diritto, che vedeva sintetizzate la tradizione feudale, l’ordinamento giuridico comunale basato sulle disposizioni statutarie del proprietario supremo, le ordinanze del proprietario diretto del castello o del castellano, e il diritto consuetudinario. Esso regolava alcuni aspetti di vita, gli obblighi del castellano e dei sudditi, elencava i beni in mano al feudatario, forniva delle notizie sulla quantità produttiva da essi ricavata, nozioni sull’animalia presente.
All’epoca della sua emanazione, non si era a conoscenza della costituzione esistente ai tempi dei Raunicher; tale atto risale all’epoca in cui la località, a seguito del decreto del Senato veneto del 1508, apparteneva al comune di Pirano.