MOMIANO. Quarto incontro nella locale Comunità degli Italiani in occasione del secondo ciclo di conferenze sul castello di Momiano. “la morte fa vindemie oribili” malattie e contagi a Momiano tra età moderna e contemporanea il tema proposto dal dott. Rino Cigui. (*)
Gli onori di casa li ha fatti Tanja Suflaj, curatrice del Museo etnografico dellâ UPA di Buie, ringraziando particolarmente la Regione istriana per il supporto finanziario al progetto. Presenti anche la vicepresidente della Regione istriana, Giuseppina Rajko, il vicesindaco di Buie, nonché presidente della CI di Momiano, Arianna Brajko e Lorella Limoncin Toth, sovrintendente ai beni culturali dell’Istria.
Evoluzione delle malattie
Momiano, come del resto le altre località della penisola istriana, fu colpita nel lontano passato da varie epidemie, contagi e crisi agricole, cui la popolazione non seppe dare una risposta razionale, che ebbero notevoli ripercussioni sia a livello materiale che psicologico. Gli storici della medicina sono pressoché univoci nel ritenere l’arco temporale compreso tra la metà del XVI e gli ultimi decenni del XIX secolo come il periodo delle cosiddette epidemie sociali, determinate da patologie quali la peste, il tifo, il vaiolo, il colera, strettamente connesse a fattori sociali. La loro evoluzione è stata generalmente suddivisa in quattro momenti: la sparizione della peste dopo l’ultima micidiale epidemia del 1631-32, le ondate epidemiche di tifo che furono associate a periodi di grandi carenze alimentari come quelle degli anni 1590, 1647-48, 1740, 1816-17, la recrudescenza del vaiolo nel corso del XVIII secolo e nella seconda metà del XIX e l’affermarsi del colera nel periodo 1830-1886.
Quando si parla di malattie e contagi non ci si può limitare soltanto alla mortalità , ma ovviamente c’è¨ tutto un insieme di situazioni che vanno considerate. La patocenosi, è¨ stato il concetto toccato dal dott. Rino Cigui, cioè¨ un insieme di malattie presenti in una popolazione in un determinato periodo di tempo, inventato ed elaborato alla fine degli anni ’60 da Mirko Drazen Grmek, grande storico della medicina. Testimone oculare, lascia una bella descrizione di Momiano e qui cita anche delle malattie radicate nel profondo e per combatterle c’erano ben poche soluzioni, di cui il titolo della conferenza “la morte fa vindemie oribili”.
La storia
Il Seicento è un periodo estremamente di crisi per Momiano. Tra il 1645 e il 1715 abbiamo una fase intensa di freddo, che gli esperti in patologia chiamano il “Minimo di Maunder” perché diminuisce l’attività solare per le molteplici eruzioni vulcaniche, 8-10 nell’arco di pochi anni. Questi cambiamenti climatici hanno provocato carestie incidendo così sulla mortalità della popolazione; difatti tra il 1687 e il 1699 la popolazione diminuisce di 10 famiglie, circa 40-50 persone.
Una carestia fortissima si vive nell’anno 1763-1764 con ben 70 decessi, probabilmente a causa del vaiolo, trasmesso da Venezia visti gli scambi tra territori. Carestia ripetuta poi nel 1768-1769 che vide 45 casi di morte. Inizialmente il vaiolo era una malattia che colpiva grandi città, particolarmente città costiere, ovvero i centri abitati più popolosi.La crisi poi continuerà anche nel Settecento, quando accanto alla carestia si aggiungerà anche il vaiolo, che si presenterà a cadenza regolare e provocherà a Momiano 63 casi di morte, accompagnato poi da una epizoozia bovina, precisamente del cancro volante detto anche “male del taglione”, malattia che colpisce gli arti creando dei rigonfiamenti grossi come una noce. Nei documenti risulta difatti che il conte si lamenta della perdita di due bovini. Per curare questi mali, si usava un elemento estremamente interessante, cioè¨ la polvere teriacale, un polifarmaco (fatto da tanti elementi) usato sia per gli animali che per gli uomini.
L’Ottocento si apre subito con cattive prospettive a causa della crisi agricola, perciò il prefetto Von Roth organizzava la istribuzione di viveri per la popolazione affamata. Il rapporto di interdipendenza tra carestia e malattia ha portato strascichi sotto forma di epidemie di vaiolo e tifo. Qui intervengono gli Uffici di Sanità: a Momiano, prima della tumulazione, i cadaveri vengono visitati “dall’Officio di Sanità dal Ministero Giurisdizionale e da un professore medico-chirurgo”. In caso di morte naturale i cadaveri vengono sepolti dietro fede del parroco locale. In caso di contagio, si procedeva alla chiusura della camera del defunto e all’espurgo, togliendo l’intonacatura dei muri, usando anche profumi e una cassa ben chiusa con pece e catrame per i deceduti in città.
Tutto sommato la ripresa è¨ abbastanza rapida, si sperimenta la coltivazione della patata e la coltivazione del mais, pianta americana che si diffonde in Istria nel Seicento. L’igiene, però, per tutto l’Ottocento è rimasta un grave problema fino a buona parte del Novecento, provocando decessi a causa di parassiti e forme tubercolari.Il clima ha influenzato tantissimo la diffusione delle epidemie. L’Istria ha subito degli effetti catastrofici prodotti da variazioni climatiche e dalla crisi di sussistenza, da una pessima situazione ambientale generale e da carenze strutturali dell’assetto urbano (igiene delle abitazioni, fognature, approvvigionamento idrico). Ciò ha portato a una propagazione di morbi. Quindi il 1817 è¨ stato un anno orribile a causa dell’inverno con abbondanti nevicate sino alla fine di aprile e all’aumento vorticoso della mortalità per fame e malattie (tifo petecchiale) in molte località della penisola settentrionale e della costa occidentale. Si registrano così degli indici di mortalità del 97% a Buie, del 75% a Cittanova, mentre a Momiano del 126%. Una delle cause di mortalità nel 1800 a Momiano à stata anche la fame, registrando 53 decessi su 93.
La Grande Guerra
In ricorrenza del centenario della Prima guerra mondiale, un dato fondamentale è che durante tutto il conflitto, dalle statistiche risulta che soltanto il 5% della popolazione sia morto a causa delle ferite provocate da armi, tutto il resto per cancrena, ferite non curate e infezioni. Moltissime vite umane però si sono salvate grazie alla tintura di iodio, inventata dal medico fiumano nato a Draguccio, Antonio Grossich. A guerra conclusa gli americani hanno “portato in regalo” la febbre ispanica, che si è¨ rapidamente dileguata. A Momiano ha provocato 4 decessi. Nel corso dell’incontro si è¨ ricostruita l’evoluzione delle patologie che hanno bersagliato la località dal Cinquecento alla fine del primo conflitto mondiale.
(Di Erika Barnaba)
(*) L’articolo è stato pubblicato nella edizione online de La Voce del Popolo del 21 marzo 2016.
Per chi fosse interessato è possibile prendere visione della presentazione proposta dal dottor Cigui nel corso della serata del 18 marzo:
http://www.wobook.com/WBd76tM2hV45/La-morte-fa-vindemie-oribili.html